Come è arrivato il "folpo" nell'entroterra?
Diversi sono i cenni storici che fanno riferimento all’arrivo di questo piatto nel territorio di Noventa Padovana.
Analizzando i diversi testi a disposizione ed elaborando le informazioni acquisite è stata ricostruita una possibile linea temporale.
Le ipotesi affiorate sono diverse:
- La conformazione territoriale. Il territorio di Noventa Padovana è collocato in una posizione strategica per il commercio e per gli spostamenti dal mare verso la città di Padova e Vicenza. Tra il 1100 e il 1200 Noventa Padovana fu un porto fluviale di notevole importanza, soprattutto per il commercio tra le potenze della Serenissima Repubblica di Venezia e i Carraresi di Padova, diventando un punto strategico e logistico. Successivamente tra il 1209-1210 fu scavato il Canale Piovego, che accorciò notevolmente la distanza tra Venezia e Padova. Il Piovego definito “l’autostrada” fluviale aveva un punto di maggiore approdo quali le chiuse del Ponte di Noventa Padovana.
- La villeggiatura dei nobili Veneziani. Le origini della ricetta potrebbero risalire al 1300 quando iniziarono ad esserci le prime migrazioni di cittadini veneziani nell’entroterra causate dall’aumento della popolazione nel capoluogo e dalle continue esondazioni della laguna. Nel 1405 grazie all’escavazione della nuova via fluviale e al clima di pacifica convivenza tra Venezia e Padova, aumentarono notevolmente anche i rapporti commerciali tra il popolo di mare ed entroterra portando indirettamente modifiche alle nostre tradizioni gastronomiche, negli usi e costumi locali. Nel 1500 la bellezza del paesaggio e la facile accessibilità, trasformarono la riviera del Brenta, da prima, in un susseguirsi di ville nei fondi terrieri acquisiti da ricchi patrizi veneziani e poi, nel 1600 un rinomato luogo di villeggiatura.
- Il commercio: maggior fonte di scambi. A Noventa Padovana, come in tutti i paesi, aveva il suo mercato franco per lo scambio dei principali beni. In questo luogo di trattative commerciali; contadini, commercianti e allevatori potevano trovare la propria fortuna e scambiare la propria mercanzia. L’aumento dei traffici commerciali provenienti da Venezia trasformarono cosi il piccolo mercato in un punto di riferimento di maggiori dimensioni.
Negli anni successivi il mercato, dove la gente accorreva in massa per sapere le ultime novità e acquistare pezzi unici, diventò una vera e propria manifestazione la “Sagra del folpo”. Testimonianze affermano che le origini di questa manifestazione risalgano al 1862, prendendo il nome dalle piccole realtà specializzate nel commercio del famoso animale, i folpari. Diversi erano gli alimenti oggetto di scambio; i commercianti veneziani erano soliti barattare i prodotti del pescato o di importazione come; spezie, te, caffè, tessuti ecc. con i prodotti della terra; come mattoni, legno, animali, carne, vino, ortaggi, formaggi e la nota farina prodotta dai mulini di Padova.
Si ipotizza, infatti, che la ricetta del “folpo” lessato in acqua salata sia approdata nel nostro territorio proprio grazie a questi spostamenti. Il “folpo” alla veneziana è una ricetta “povera” per i suoi ingredienti, ma costosa per la rarità delle materie prime quali il “folpo”. Infatti, il cefalopode impiegato nella ricetta tradizionale è di dimensioni minute, pescato tra settembre e ottobre ancora giovane, caratteristiche che aumentano il suo valore di mercato.
Grazie alle sue peculiarità e rarità, ma anche maggior consumo nei mesi autunnali il “folpo” è diventato negli anni un simbolo per il territorio e piatto locale della tradizione.
La Sagra del Folpo
Ha un’origine antica, sicuramente anteriore ai documenti del sei-settecento che ne parlano.
Nel 1776 il Doge Francesco Loredan decretò “ che sia rinnovata la concessione di un mercato franco da farsi nella 2^ domenica e lunedì susseguente di ottobre di cadaun anno nella pubblica già capace strada “. Si trattò di un rinnovo di vecchie concessioni di cui non ci è dato di sapere l’epoca precisa di origine.
Nel 1776 fu fissata la data ancora oggi tradizionale, nella 4^ domenica di ottobre; prima cadeva nella domenica della Madonna del Rosario, assai sentita dagli abitanti di un tempo.
La fiera a quel tempo favoriva soprattutto l’economia agricola locale, ampliando così un mercato locale altrimenti povero e ristretto.
La Fiera conservò per tutto il secolo scorso, e parte del nostro, queste caratteristiche di mercato agricolo autunnale, allargato sino a comprendere il martedì; questo fino a quando l’economia del paese acquistò carattere decisamente industriale.
Sin dagli inizi, la Fiera aveva quella componente di divertimento, di festa paesana, oggi così evidente ed anzi fondamentale: come nel ‘700 gli attori girovaghi, le bancarelle attiravano anche i patrizi veneziani fuori dalle loro ricche dimore, e nell’800 era frequentatissima non solo per il mercato agricolo. In questi giorni di festa e convivialità si ha la possibilità di ristorarsi presso le 6 bettole tipiche o fermandosi dai “ folpàri “, ultimi rappresentanti dell’antica tradizione.
Tantissimi sono i divertimenti e le emozioni che si provano in questa manifestazione dalle proposte ricreative e culturali, quali la pesca di beneficenza, mostre artistiche, lo stand dell’artigianato, serate di ballo e musica per giovani e meno giovani, attività di animazione per bambini.
E’ difficile descrivere l’animazione, la calca, la confusione che regnano dappertutto a Noventa, in quei pochi giorni: una visita lascerà sempre il ricordo di una grande festa.